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Sembrano persone normali. Persone come tante che ogni giorno incontri per strada. A guardarli al cinema o in giro non diresti mai che dietro quei volti allegri e sorridenti si nascondono dei mostri. Li conosci e hai paura di loro (giustamente) se li incontri al bar o al ristorante. Se sono in gruppi di più di due sono capaci di danni notevoli… “

Eppure tutto inizia (per quasi tutti… che esistono anche quelli deviati alla nascita) in un freddo e piovoso pomeriggio d’ inverno quando decidi che la tua innaturale passione per le bevande alcooliche debba avere uno sfogo. Ed ecco che un po’ chiedendo e un po’ navigando ti iscrivi ad un corso per sommelier.

Non importa la sigla sindacale ne la parrocchia. Cerchi solo qualcuno che dia un senso alla tua sete.

Entri curioso e desideroso di imparare ed esci incubo per te stesso e per le persone (parenti ed amici) che ti sono vicini. Entri con milioni di dubbi (abbandonati nella damigiana fuori dalla porta) ed esci piccolo Indiana Jones del vino alla ricerca del Santo Graal.

Ho visto gente con almeno due cavatappi in ogni casa che frequenta più altri due in macchina e uno addosso (che non si sa mai).

Ho visto gente girare con a portata di mano semi di coriandolo e di cumino e cardamomo e nel portafoglio i santini di Sangiovese, di Luigi Veronelli e Bartolo Mascarello. Ho visto gente aggirarsi furtiva nei supermercati e negli ortofrutta intenta ad annusare ogni tipo di frutta e verdura e spezia ed erba aromatica. I peggiori li trovi di mattina presto nei boschi intenti a sollevare foglie morte alla ricerca del “sottobosco”.

Qualcuno vaga ancora alla ricerca di una volpe che finalmente renderà giustizia all’emblematico “foxy”.

Ho conosciuto perfino un venditore di mele cotogne vicino Bari che è diventato miliardario con quelli che elemosinavano frutti maturi da assaggiare e annusare e farci marmellata. Ne ho visti andare in brodo di giuggiole per un vino dalla PAI lunghissima. Ne ho visti discutere di bretta o di acetica (detta anche volatile) o di TBA.

D’estate aspettano che qualcuno ripari le strade sconnesse per sniffare goudron e catrame.

Se entri in casa loro per prima cosa ti fanno vedere la cantina (spesso ospitata in un sottoscala coibentato e climatizzato apposta o nel garage da cui hanno escluso l’auto) e appesi in giro per casa troverete oscuri quadri rappresentanti i cru della Borgogna o le Langhe.

Quando invece entrano in case altrui valutano attentamente ogni bottiglia che vedono e il giudizio sui suoi abitanti ne è fortemente influenzato… Si riuniscono in oscure manifestazioni dette “degustazioni” in cui si raccontano e valutano e degustano ennesime bottiglie di ennesime Regioni ed ennesimi vitigni.

In gruppi di più di sei (al ristorante) sono capaci di spendere quanto il prodotto interno lordo di un paese africano e proprio per questo sono il sogno dei ristoranti con carte dei vini oltre le 50 pagine e l’incubo di tutti gli altri.

Ho visto gente farsi centinaia e migliaia di chilometri alla ricerca di aziende e vigneti e conoscerne ad uno ad uno composizione ampelografica e geologica e morfologica ed esposizione al sole che neanche un geo localizzatore satellitare!

Ho visto gente pagare per “sovrapprezzo bagaglio” il doppio di quanto speso per il biglietto aereo e solo per portare bottiglie, souvenir irrinunciabili per ogni spostamento oltre i 30 chilometri da casa.

Ho visto gente organizzare viaggi in funzione delle possibilità di visitare aziende vitivinicole e territori interessanti, spesso scartando città e luoghi di interesse a beneficio di posti come “San Pietro in Cariano”. Vederli arrivare ad un invito a cena con sottobraccio una bottiglia diventa velocemente una normalità.

Non esiste che si mangi senza berci su qualcosa!

C’è che hanno anche i loro bei grattacapi. Tutti i parenti e conoscenti che vagamente posseggono una vigna ci tengono a sottoporre all’esame del neo sommelier il frutto del loro lavoro in vigna con la frase “questo lo faccio io con l’uva!”. E stanno lì in ansiosa attesa del verdetto (quasi sempre evincibile in maniera inequivocabile dalla faccia del sommelier stesso a cui al corso nessuno ha insegnato l’arte della dissimulazione) che verrà espresso solo dopo attenta e misurata scelta delle parole. Alla sentenza segue quasi sempre richiesta di consiglio e/o aiuto per l’anno successivo atti a migliorare il vino che verrà.

Quando parlano tra loro capita di vederli con le lacrime agli occhi mentre ricordano “i sentori di caffè di quel trebbiano Valentini del 76” o il colore meraviglioso di un Borgogna del 82. Sono costantemente alla ricerca del “vino più buono del mondo” e assaggiano a ripetizione prendendo da questa o da quella classifica o guida o rivista o “enoesperto a livello mondiale” ben sapendo che il vino più buono del mondo NON ESISTE!

È vero. Noi sommelier o enoappassionati siamo tutto questo e molto altro ancora. Negli ultimi dieci anni ne ho viste di ogni. Ne ho assaggiate di ogni. Ne ho ricercati profumi e sentori e gusti e sapori da ogni angolo del mondo vinicolo. Ogni assaggio e ogni degustazione altro non è che un piccolo passo per il piccolo uomo che avevamo lasciato affacciato alla padella con dentro cipolla a soffriggere.

Ogni assaggio e ogni degustazione altro non è che un piccolo passo verso la conoscenza, verso la consapevolezza che la ricerca non si fermerà mai. Si chiami pinot nero o pelaverga piccolo o sangiovese o chardonnay o nebbiolo o riesling o nerello mascalese… ci sarà sempre qualche sentore di caffè o polvere da sparo o nocciolina o uno “sbuffo di liquirizia” che farà ridere i più, ma che nel cuore del nostro piccolo sommelier aprirà delle brecce che gli porteranno alla mente il Mersault o un Bordeaux d’annata.

Il viaggio continua.

La ricerca continua.

Il Graal non lo troveremo mai… o forse si…

Nel dubbio Stappiamo!!!