Questa storia inizia in una vecchia cucina. In un angolo, mezzo nascosto dietro una porta color Avano 1800 (Pantone ancora non esisteva: quello era il colore di tutte le porte di tutte le nonne), c’è un bambino.
C’è un fornello acceso e una padella in acciaio o rame con dell’olio. C’è anche una vecchina, una nonna come ce ne sono state, ce ne sono e ce ne saranno, con in mano un piatto: si avvicina alla padella e avviene il miracolo. Il bambino improvvisamente viene avvolto e sconvolto da una forza misteriosa, da un profumo, da una magia. Esce dal suo nascondino e va a vedere: il miracolo è la cipolla! che sfrigola e imbiondisce nell’olio.
Da lì, da quel semplice soffritto, la nonna tirerà fuori il pranzo e un milione di bontà.
Prima ero al lavoro. Con in mano la taglierina verticale disegnavo complicate linee nel tessuto per tirarne fuori i pantaloni che andremo a cucire subito dopo. Nella mente un improvviso e fortissimo odore di involtini ripieni. Proprio quelli che da piccolo mi confezionava, a ritmi impossibili da percepire per l’occhio umano, mia nonna. Ed è stato in quel momento che si è srotolato dentro di me il rosario di odori e sapori e gusti che mi ha accompagnato per tutta la giornata.
C’è stato un momento nella vita in cui per la prima volta abbiamo scoperto la cipolla soffritta. In cui per la prima volta siamo stati imbavagliati dal primo sorso di vino. In cui abbiamo sentito per la prima volta la consistenza di uno spaghetto. In cui abbiamo per la prima volta sentito il sapore del mare in un cucchiaino di polpa di riccio.
Per me è stato quel giorno d’estate, un giorno in cui non c’era scuola, in cui mi sono affacciato alla padella per capire cosa fosse quella forza misteriosa che mi prendeva al naso e mi scioglieva la saliva in bocca e contorceva lo stomaco. Lì, per la prima volta, mi sono messo in testa che un giorno avrei saputo farlo anche io. Avrei saputo replicare quella magia che ancora oggi mi tiene attaccato alle padelle e ai mestoli della cucina.
Per me in quel giorno e in quell’istante cominciava l’avventura su un pianeta sconosciuto. Una luna tutta mia, fatta di coltelli e tavole imbandite e calici di vino e cipolle imbiondite.
Che cosa succederà da qui in avanti? Che cosa ci sarà nella padella a soffriggere affianco alla cipolla? Ancora non lo sa nessuno. Neanche io.
Le camminate esplorative di quella luna, però, so per certo che iniziano da qui…