Il peperoncino: proprietà e benefici (e qualche controindicazione)

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Appartenente alla famiglia delle Solanaceae, il Capsicum L., comunemente detto peperoncino, si presenta come pianta erbacea annuale o perenne originaria dell'America Meridionale. La parte utilizzata è il frutto costituito da bacche più o meno allungate di colore verde o rosso. La sua rapida diffusione dal Nuovo Mondo all'Europa Mediterranea sino all'Estremo Oriente è dovuta alla facilità di coltivazione e alla versatilità di utilizzo: dalla medicina all'alimentazione, dalla cosmesi all'uso decorativo.

La caratteristica inconfondibile del peperoncino è senza dubbio la sua variabile piccantezza determinata dalla presenza della capsaicina. E' questo un alcaloide prodotto dal metabolismo secondario della pianta, in poche parole un'arma chimica che essa, in quanto immobile ed inerte nel terreno, usa a scopo difensivo contro animali o fattori ambientali: il metabolita in questione infatti ad alte concentrazioni risulta tossico per tutti i mammiferi nei quali provoca una sensazione di forte bruciore, al contrario non risulta tale per gli uccelli che si nutrono delle bacche nelle quali è contenuto e che dunque diventano responsabili della straordinaria diffusione dell' arbusto. A dosi moderate e non tossiche per l'uomo l'azione della capsaicina si esplica dando una più o meno gradevole e ricercata percezione di calore (altrimenti detta fuoco!) in base al grado di piccantezza (misurato con la scala di Scoville). Ciò è dovuto all'interazione di questa accattivante sostanza con delle proteine sensibili all'aumento di temperatura (chiamate termorecettori) che "scattano" come se ci fosse effettivamente un innalzamento termico nella nostra bocca e quindi danno a livello cerebrale il segnale di "bruciore". Questi termorecettori si trovano inoltre nello stomaco e sfortunatamente nell'ano: poiché la capsaicina non viene totalmente digerita, nel momento della defecazione potrebbe causare qualche piccolo fastidio.. Tuttavia tale metabolita funge anche da antidolorifico e analgesico probabilmente perché riduce la liberazione della sostanza P responsabile della percezione del dolore.

Il peperoncino, e quindi la capsaicina in esso contenuta, trova largo impiego in capo medico come antidepressivo, contro i dolori dell'osteoartrosi, contro nausea e vomito, inoltre aumenta la funzione vescicale riduce l'incontinenza; ha in aggiunta un effetto cardioprotettivo in quanto aumenta il flusso ematico riducendo la pressione sanguigna, ha un'azione ipocolesterolomizzante, stimola la produzione di succhi gastrici facilitando la digestione, e poiché naturalmente ricco di vitamina C ed vitamina E, ha un effetto antinfiammatorio e antitumorale. La sua proprietà più allettante è sicuramente la capacità di aumentare la spesa energetica, il consumo dei grassi e la sensazione di sazietà: si è infatti visto che il consumo di peperoncino ricco in capsaicina dopo i pasti riduce il senso di fame.

Gli effetti collaterali sono legati a dosi eccessive di peperoncino che possono infiammare la prostata, provocare gastriti, ulcere, danni epatici e renali.

Utilizzare abitualmente peperoncino tende a creare un effetto anestetico in bocca che non si traduce in una migliore tolleranza o nell'esenzione dai rischi ad esso associati. Meglio dunque evitare di esagerare e usare questa spezia con moderazione, lasciando che serva solo a conferire un lieve sapore di piccante alle nostre pietanze e semmai a ridurre il consumo di sale.